Le “4 C” dei diamanti, Daniele Paulon racconta
I diamanti non sono tutti uguali, e fin qui ci siamo; ma i motivi differenzianti non sono semplicemente forma e dimensione…
La classificazione di un diamante è complicata e si basa su 4 fattori, le famose “4 C” (carat, cut, colour, clarity) che di seguito provo a spiegare in maniera semplice e sintetica 💎
1) CARAT.
Tutti abbiamo sentito parlare di carati, ma pochi probabilmente sanno che l’unità di misura adottata universalmente nel mondo dei preziosi risale all’antichità e deriva dal seme delle carrube in quanto di peso uniforme.
Il carato, che corrisponde ad 1/5 di grammo (200 milligrammi), è diviso in 100 punti. Oggi la misurazione dei carati viene effettuata elettronicamente per garantire la massima precisione.
👉🏻 Curiosità: la Pink Star Diamond (un diamante rosa da 59,60 carati), è stata acquistata da Sothesby non molto tempo fa ad 1,4 milioni di dollari a carato per un totale di 83 milioni di dollari: il prezzo più alto mai pagato per un diamante 🤑
2) CUT.
Passiamo al secondo parametro, il taglio. E’ uno dei criteri adottati a livello mondiale per la classificazione dei diamanti, il taglio è fondamentale per l’estetica della pietra e per il conseguente valore.
Il taglio non si riferisce alla forma del diamante, che vedremo in un’altra occasione, bensì alla simmetria, alle proporzioni e alla lucidatura conseguenti la sua lavorazione, per chiarezza, ci si riferisce alla qualità dell’intervento umano sulla pietra, indipendentemente dalla forma che il “tagliatore” deciderà di dare alla pietra.
Maggiore sarà la qualità del taglio, migliore sarà l’estetica della pietra; i parametri estetici presi in esame sono il fuoco, la brillantezza e la scintillazione.
Per finire, la valutazione del taglio è organizzata in livelli, per la precisione 5: si passa dal più elevato Exellent al peggiore Poor, tra i due in ordine decrescente troviamo Very Good, Good e Fair.
Ognuna di queste valutazioni viene assegnata alle tre caratteristiche tecniche relative alla qualità del taglio (cut grade, polish e symmetry).
3) COLOUR.
Altro indicatore fondamentale nella valutazione di un diamate è il colore, o meglio “non colore”, maggiore sarà l’assenza di colore, maggiore sarà il valore del diamante.
La scala con cui viene classificata la gamma di colori dei diamanti è stabilita dal Gemmological Institute of America (GIA) e, partendo dalla lettera D (incolore), la più rara e preziosa, determina le differenze nelle sfumature. In ordine troviamo il colore E (bianco eccezionale), F (bianco extra +), G (bianco extra), H (bianco), I-J (bianco leggermente colorito), M-N-O-P-R-S-Z (colorito).
4) CLARITY.
La purezza è l’ultimo fattore di valutazione di cui vi parlerò. Nei diamanti la purezza indica il numero, la posizione e la grandezza delle inclusioni e concorre a determinarne il valore; maggiore è il numero di inclusioni, minore sarà il passaggio della luce all’interno della gemma, influenzandone la bellezza.
La purezza dei diamanti è determinata a livello internazionale a 10x (lente a 10 ingrandimenti) con una specifica scala anch’essa indicata nel certificato di gemmologia che accompagnerà la pietra.
L’intenzione, con questo breve testo, è quella di dare una semplice panoramica sull’argomento; il mio interesse è divulgare informazioni utili a chi non è in grado di riconoscere il reale valore di un prezioso.
Ora che avete letto queste poche nozioni, comunque non saprete valutare un diamante 😉 ma probabilmente avrete qualche domanda in più da fare al gioielliere di fiducia in caso di interesse all’acquisto 💍💎
Desideri chiedere un consiglio a Paulon?